Scarica guida operativa ambienti confinati

Rischi specifici nell’accesso a silos, vasche e fosse biologiche, collettori fognari, depuratori e serbatoi utilizzati per lo stoccaggio e il trasporto di sostanze pericolose

Art. 66 del D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81:
“Lavori in ambienti sospetti di inquinamento”

Un significativo numero di gravi infortuni sul lavoro si verifica in luoghi confinati in cui sono presenti, o si formano accidentalmente, atmosfere pericolose: asfissianti, tossiche, infiammabili o esplosive.

Il problema, da tempo noto, ha assunto una dimensione inaccettabile anche in relazione all’attuale politica di prevenzione che pone come obiettivo la progressiva riduzione dei rischi attraverso la loro valutazione e la conseguente adozione di misure di sicurezza.

L’analisi delle cause e delle dinamiche di tali incidenti evidenzia infatti, in maniera inequivocabile, la scarsa consapevolezza del rischio da parte delle persone coinvolte, associata generalmente all’insufficiente conoscenza dei fenomeni e delle possibili misure di protezione, nonché all’incapacità di mettere in atto appropriate procedure di intervento in caso di emergenza. La carenza si manifesta prevalentemente nell’ambito delle micro e piccole realtà imprenditoriali, riguardando in primo luogo gli operatori, ma estendendosi anche ai datori di lavoro, talvolta fino all’estrema conseguenza di trovare anche essi registrati fra le vittime degli infortuni.

Tali constatazioni hanno indotto l’ISPESL, coerentemente con il proprio mandato istituzionale, a promuovere la redazione di un documento di approfondimento sul tema dei lavori in ambienti confinati, con l’obiettivo di fornire indicazioni tecniche agli operatori della sicurezza e ai datori di lavoro per la corretta applicazione dell’art. 66 del D.Lgs. 81/08, che stabilisce i principi base per la regolamentazione della materia.

L’auspicio è che il presente documento possa costituire un utile strumento per gli operatori del settore, configurandosi in tal modo come un primo contributo verso la soluzione del problema.

Scarica guida operativa ambienti confinati


Il D.Lgs. 81/08, in linea con il previgente D.Lgs. 626/94, ha ribadito la necessità di effettuare la valutazione dei rischi, ponendo specifica attenzione alle attività che espongono i lavoratori a fattori di rischio per la sicurezza e la salute a causa della presenza di sostanze tossiche, asfissianti o infiammabili.

Le statistiche relative agli infortuni sul lavoro mostrano che un considerevole numero di morti e infortuni gravi è associato proprio alla presenza di tali sostanze, con un’incidenza maggiore nelle attività svolte in ambienti confinati, all’interno dei quali possono venirsi a creare condizioni atmosferiche e ambientali tali da favorire il verificarsi dell’evento incidentale.

Maggiormente critica si presenta inoltre l’esecuzione di attività occasionali, ovvero di tipo non ripetitivo.

È infatti più frequente, in tali casi, la tendenza a non pianificare adeguatamente il processo lavorativo che, troppo spesso, viene lasciato all’improvvisazione delle squadre operative, non sempre sufficientemente formate ed informate dei rischi cui si trovano ad essere esposte.

Tale realtà si è rivelata all’opinione pubblica, in maniera drammatica e prorompente, a seguito di recenti gravi incidenti verificatisi nei luoghi lavoro.

Tali episodi hanno confermato che ad essere colpite sono, in larga misura, le microimprese che operano, talvolta, in subappalto presso dei committenti.

Il presente documento è pertanto rivolto in maniera particolare a queste ultime che, nel nostro Paese, rappresentano la realtà produttiva principale e maggiormente vulnerabile dal punto di vista della sicurezza, poiché dotata di minori risorse aziendali e competenze da dedicare all’approfondimento e all’aggiornamento degli aspetti gestionali e tecnici che influiscono sulla salute e sicurezza dei lavoratori. Esso non intende porsi come una linea guida di comparto, esaustiva di tutti i rischi presenti nelle attività trattate, ma ha il solo scopo di fornire indicazioni per l’individuazione, la valutazione e la gestione dei rischi legati alla presenza di sostanze pericolose non sufficientemente conosciute o non prontamente identificabili in ambienti confinati.

Lo stesso potrà essere utilizzato come uno strumento specifico di supporto ed integrazione per l’esecuzione della valutazione dei rischi che il datore di lavoro è tenuto ad effettuare, ai sensi del D.Lgs. 81/08, con specifico riferimento alle attività di manutenzione, riparazione, controllo e ispezione che si svolgono in ambienti confinati in cui sono presenti o possono svilupparsi sostanze tossiche, asfissianti, infiammabili o esplosive; non sono state invece considerate le lavorazioni inserite nel ciclo produttivo di attività industriali.

Nel documento sono state affrontate le criticità nell’accesso ad ambienti confinati quali silos, vasche e fosse biologiche, collettori fognari e serbatoi adibiti al trasporto di sostanze pericolose. Sono state pertanto considerate solo quelle sostanze che costituiscono “iniziatori“ di incidente ripetitivi o di elevata gravità e che, con maggiore frequenza, sono presenti o si sviluppano in tali luoghi. In particolare sono state considerate le sostanze in forma aerodispersa (anche a seguito di evaporazione o sublimazione di sostanze liquide o solide) e le polveri.

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  1. TERMINI E DEFINIZIONI PER SOSTANZE TOSSICHE E ASFISSIANTI
    Agenti chimici pericolosi:
    1) agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del D.Lgs. 52/97 e s.m., nonché gli agenti che corrispondono ai criteri di
    classificazione come sostanze pericolose di cui al predetto decreto. Sono escluse le sostanze pericolose solo per l'ambiente;
    2) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del D.Lgs. 65/03, e s.m., nonché gli agenti che rispondono ai criteri di classificazione
    come preparati pericolosi di cui al predetto decreto. Sono esclusi i preparati pericolosi solo per l'ambiente;
    3) (altro) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, in base ai numeri 1) e 2), possono comportare un rischio per la
    sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche, e del modo in cui sono utilizzati o presenti
    sul luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui é stato assegnato un valore limite di esposizione professionale
    (D.Lgs. 81/08, Titolo IX “Sostanze pericolose”, capo I “Protezione da agenti chimici”, art. 222: “Definizioni”, comma 1, lettera b);
    Attività che comporta la presenza di agenti chimici: ogni attività lavorativa in cui sono utilizzati agenti chimici, o se ne prevede l'utilizzo, in ogni
    tipo di procedimento, compresi la produzione, la manipolazione, l'immagazzinamento, il trasporto o l'eliminazione e il trattamento dei rifiuti, o
    che risultino da tale attività lavorativa (D.Lgs. 81/08, Titolo IX “Sostanze pericolose”, capo I “Protezione da agenti chimici”, art. 222 “Definizioni”,
    comma 1, lettera c);
    Valore limite di esposizione professionale: se non diversamente specificato, il limite della concentrazione media ponderata nel tempo di un
    agente chimico nell'aria all'interno della zona di respirazione di un lavoratore in relazione ad un determinato periodo di riferimento; un primo
    elenco di tali valori é riportato nell'allegato XXXVIII (Allegato A3 del presente documento) (D.Lgs. 81/2008, Titolo IX “Sostanze pericolose”, capo
    I “Protezione da agenti chimici”, art. 222: “Definizioni”, comma 1, lettera d);
    Reattività: affinità di due o più prodotti mescolati, che reagiscono liberando delle sostanze (ad esempio, l’ipoclorito di sodio, comunemente
    conosciuto come varechina o candeggina, in presenza di acido, libera cloro gassoso, molto tossico);
    Corrosività: facilità con la quale un prodotto chimico attacca uno o più metalli;
    Imballaggio o confezione: contenitore o recipiente di qualsiasi tipo o materiale con il quale la sostanza o il preparato viene immesso sul mercato
    ed il relativo sistema di chiusura;
    Etichettatura: insieme delle indicazioni da riportare su apposita etichetta o direttamente sull'imballaggio a mezzo stampa o rilievo o incisione.

    TERMINI E DEFINIZIONI PER SOSTANZE COMBUSTIBILI
    Combustione: reazione chimica molto rapida che si manifesta con elevato sviluppo di calore, emissione di luce, fumo, vapori e gas di combustione.
    Essa avviene tra una sostanza combustibile (che può essere solida, liquida o gassosa) ed una sostanza comburente, solo quando queste sostanze
    sono combinate tra loro in appropriate proporzioni ed opportunamente innescate. La combustione è una reazione di ossidazione in cui il combustibile
    rappresenta la sostanza ossidabile e il comburente (generalmente l'ossigeno dell'aria) la sostanza ossidante;
    Combustibile: sostanza in grado di bruciare in condizioni ambientali normali. La sostanza può essere allo stato solido (ad esempio, carbone, legno,
    carta), liquido (ad esempio, alcool, benzina, gasolio) o gassoso (ad esempio, metano, idrogeno, propano). Eccettuati i metalli, e poche altri
    elementi particolari, il combustibile é sempre un composto organico. La sua combustione avviene per ossidazione dei suoi componenti, idrogeno e
    carbonio;
    Comburente: sostanza che permette al combustibile di bruciare. Generalmente si tratta dell’ossigeno contenuto nell’aria allo stato di gas (21%);
    Innesco: elemento che, a contatto con la miscela infiammabile, avvia la combustione. Può essere costituito da qualsiasi sorgente di calore (fiamme,
    scintille, materiali caldi) che abbia i seguenti requisiti:
    • temperatura uguale o superiore a quella di accensione della miscela;
    • apporto di energia calorica;
    • durata nel tempo del contatto.
    L’innesco determina la facilità di accensione:
    • nei solidi, il volume del corpo combustibile (ad esempio, dalla segatura al ciocco di legno);
    • nei liquidi, la contemporanea presenza allo stato liquido e gassoso (ad esempio, dall’etere al gasolio);
    • nei gas infiammabili: sempre;
    • nei gas inerti: mai;
    Temperatura di infiammabilità: temperatura minima, nel campo compreso tra i valori normali di ambiente e quello di accensione, alla quale il
    combustibile libera in aria vapori ad una concentrazione tale da formare una miscela incendiabile. Oltre tale valore la possibilità di innesco non si
    limita alle sole immediate vicinanze del combustibile, potendosi estendere all’intero spazio interessato dalla presenza del combustibile stesso e dei
    suoi vapori (Figura 1 e 2);
    Temperatura di accensione: temperatura minima alla quale un combustibile, in presenza d’aria, brucia senza necessità d’innesco

    TERMINI E DEFINIZIONI PER IL RISCHIO DI ESPLOSIONE
    Atmosfera esplosiva: miscela in aria, in condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo
    l’innesco, la combustione si propaga a tutta la miscela incombusta;
    Sostanze infiammabili: sostanze prevalentemente allo stato di gas, vapore, liquido, o solido (ad esempio, esplosivi solidi, alcuni metalli quali sodio,
    magnesio, fosforo) o miscele di questi, capaci di sviluppare una reazione esotermica con l’aria in presenza di innesco;
    Polvere combustibile: polvere in grado di bruciare o ardere in aria e di formare miscele esplosive con l’aria a pressione atmosferica e a temperature
    normali;
    Campo e limite di infiammabilità: la miscela combustibile-comburente (allo stato gassoso) risulta infiammabile quando vengono rispettate
    determinate proporzioni.
    Per ogni sostanza (liquida o gassosa ) esiste un campo di valori percentuali di miscela con l’aria (che si considera a pressione di 1.000 mbar e
    contenente ossigeno in percentuale del 18% o più) per i quali la miscela risulta infiammabile.
    I valori limite del campo sono definiti “limiti di infiammabilità superiore ed inferiore”.
    Al di sotto o al di sopra di questi limiti, la miscela risulta troppo povera rispettivamente di gas combustibile o di comburente, per cui la combustione
    non può avvenire

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